GIORNO DEL RICORDO/ IL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE LOCCHI AI SODALIZI DEI GIULIANI NEL MONDO

Posted on February 9, 2016


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TRIESTE\ aise\ – In occasione della ricorrenza del “Giorno del Ricordo“, il presidente dell’Associazione Giuliani nel Mondo, Dario Locchi, ha inviato un messaggio che sarà letto durante le numerosissime manifestazioni pubbliche programmate dagli oltre 50 sodalizi sparsi in più di 40 Paesi in tutto il mondo ed alle quali saranno presenti le autorità diplomatiche italiane.
“Cari amici”, esordisce Locchi nel suo messaggio, “ricorre oggi il “Giorno del Ricordo delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata”. Mentre mi accingevo a scrivere questo messaggio ho ricevuto uno scritto da parte degli studenti della IV F dell’Istituto Regina Margherita di Palermo, i quali hanno avuto modo di assistere alla presentazione del libro “L’Istria di Gina” di Giuseppe Crapanzano, edito dalle Edizioni “Italo Svevo” di Trieste, imperniato su quanto vissuto dall’istriana Angelina (Gina) Bratovich fra gli anni ’40 e ’50 dello scorso secolo”.
“Il libro”, spiega Locchi, “non è un saggio storico né un romanzo, bensì una sorta di “confessione pubblica”; quella di una persona che su di sé ha direttamente sperimentato cosa voglia dire la discriminazione etnica, l’odio sociale e la perdita della libertà”.
Dopo aver letto quanto scritto dai ragazzi, il presidente Locchi ha pensato di far sue le loro parole. Ed ecco cosa hanno scritto i ragazzi:
“La verità infoibata
“Sulla scorta di quanto appreso alla presentazione del libro, a scuola abbiamo riflettuto insieme sul dramma delle Foibe e dell’Esodo giuliano-dalmata, giungendo alla conclusione che la verità non può essere spinta in una foiba e che l’aver taciuto per così tanti anni una simile vicenda lascia semplicemente sgomenti.
Dal nostro dibattito è emerso che quello che più ci irrita è la consapevolezza che non solo i mezzi di comunicazione nel tempo non se ne siano occupati a dovere, ma che persino i nostri libri di testo abbiano in larga parte bypassato la questione foibe e il correlato esodo di migliaia di connazionali da quelle terre.
Il registro dei fatti che hanno segnato la Storia, invece, pensiamo con fermezza debba essere completo, in ogni parte, senza cesure né censure.
Perché mai – ci siamo soprattutto chiesti – questo colpevole silenzio ha avvolto la fine di oltre diecimila italiani e marcato così a fondo la vita di Gina e quella di tanti altri connazionali andati via da quelle terre dopo il Trattato di Parigi del 10 febbraio 1947?
Il rapporto fra “comunicazione e verità”, quindi, al di là delle specifiche vicende storiche ed il toccante racconto della protagonista delle pagine di Crapanzano, si è imposto al centro delle nostre discussioni, facendoci giungere alla conclusione che il potere, specie in regimi totalitari, tende a sottacere/alterare talune spinose questioni, in osservanza ad una visione “ideologica” delle cose, che uccide, prima di tutto, la verità.
Ricordare è un dovere da cittadini responsabili, non per rinverdire antichi dissapori o asti, ma solo per “ridare – com’era scritto nella locandina dell’incontro – dignità a quanti, per circostanze avverse della vita, si sono trovati a subire terribili violenze”.
Il libro-intervista ci ha molto interessati, suscitando in noi il vivo desiderio di approfondire meglio il contesto storico-politico di quel delicato periodo.
Insieme ai nostri insegnanti, pertanto, ci ripromettiamo di affrontare le tematiche riconducibili alla legge n. 92 del 2004 in occasione della ricorrenza civile del Giorno del Ricordo il prossimo 10 Febbraio.
Per guardare in faccia al futuro dobbiamo conoscere il passato. Sappiamo bene che la Storia è “maestra di vita”, ma siamo altresì convinti che, privi della luce della verità, dagli abissi della dimenticanza in cui a volte la si vorrebbe gettare nessun insegnamento da essa potrà mai giungerci”.
“Non avrei saputo trovare parole migliori”, confessa, concludendo, Dario Locchi. (aise) 

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