LECCE – Ultima tappa Gallipoli. Non finiscono di girovagare, nel silenzio assordante delle Ferrovie del Sud Est, le carrozze oggetto della presunta truffa che, secondo la Guardia di finanza, sarebbe stata orchestrata in danno dello Stato. Ben sette sono ferme da ormai più di una settimana nella stazione di Gallipoli, sul quinto binario. Un binario morto. Non possono circolare per difetti tecnici, malgrado siano state ammodernate, o come si dice in gergo tecnico, «revampizzate», tra il 2008 e il 2009 con una costosa e ingarbugliata operazione su cui la magistratura barese sta cercando di fare chiarezza. Perciò, se fosse dimostrata la truffa, l’inefficienza conclamata dei mezzi sarebbe lo scandalo nello scandalo. Intanto, le sette carrozze giacciono immobili con i freni tirati e le porte chiuse, come le bocche del personale dello scalo ferroviario gallipolino. Qui dicono di avere ricevuto il “pacco” senza alcuna spiegazione. L’unica cosa su cui pare non ci siano dubbi è che l’intero convoglio parcheggiato sul tronco dormiente della stazione sia inutilizzabile per «problemi di sicurezza».
Nessuno vuole parlare nell’ufficialità, ma sottotraccia sì. Ed emergono indiscrezioni su gravi inefficienze nei sistemi di chiusura delle porte, sulle non perfette corrispondenze geometriche tra ruote e binari, sulle distanze tra le carrozze, tanto esigue da poter generare problemi di sicurezza nelle curve strette. Ne parlano i macchinisti d’esperienza. Confermano i sindacati. «Le carrozze ferme a Gallipoli hanno gravi problemi alle porte e non possono viaggiare, perciò l’azienda le tiene bloccate dopo averle trasferite da Martina Franca dove stavano per essere vandalizzate», spiega il segretario territoriale della Filt Cgil di Lecce, Giancarlo Tramacere, lui stesso dipendente FSE, società del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. I dirigenti dell’azienda, contattata ieri mattina, non rispondono. Quella delle 25 carrozze Silberling è una lunga storia che inizia diversi anni fa, quando i mezzi, assai datati, come evidenziano le etichette del 1964 punzonate su assi e telaio, furono acquistati in Germania per poi essere ristrutturati in Croazia attraverso l’intermediazione di una società polacca. In questo lungo giro, di denaro ne è stato speso tanto, troppo secondo i consulenti della Procura di Bari, rispetto al valore reale delle vetture.
Quando le Sud Est le acquistarono dalle ferrovie tedesche per 912 mila euro, le carrozze erano dei rottami. Poi vi fu il passaggio di mano alla Varsa di Varsavia che pagò ogni singola carrozza 280 mila euro. Varsa procedette alla ristrutturazione delle carrozze nella fabbrica croata Gredelj per poi rivenderle al prezzo di 900 mila euro l’una alla Sud Est. L’esborso totale fu di 22,5 milioni. «Alla prova dei fatti è stato un pessimo affare e ne pagano le conseguenze lavoratori e utenti», recrimina con veemenza Giancarlo Tramacere. In base alle consulenze fatte eseguire dalla Procura, ciascuna carrozza “revampizzata” avrebbe, infatti, un valore 448 mila euro. Quindi, l’investimento complessivo doveva essere, sempre secondo i periti, di 11,2 milioni di euro. Un valore di mercato ampiamente superato con una spesa eccessiva che non sembrerebbe trovare giustificazione alcuna, almeno in base ai calcoli effettuati dalla Procura.
L’acquisto di sette delle 25 carrozze è stato finanziato dalla Regione Puglia, e siccome l’ente di Via Capruzzi beneficiò a sua volta di un contributo pubblico di 5,36 milioni di euro, cioè 2,5 milioni di euro in più rispetto al valore reale stimato per quelle carrozze rimaste inutilizzate, gli investigatori delle Fiamme gialle ipotizzano la truffa ai danni dello Stato. A suo tempo, FSE spiegò che solo quattro vetture dell’intero lotto acquistato sono state messe in circolazione dopo interventi tecnici per adeguare il sistema di chiusura delle porte. Tutte le altre, non ancora sottoposte a manutenzione e migliorie, restano ferme sui binari.
Posted on March 30, 2015