è stato il suo ragionamento – è perché non si danno risposte ai cittadini”. Per il Presidente, le carenze infrastrutturali, ovvero tracciati che dovrebbero essere più lunghi degli Stati ed invece sono spezzettati, discontinui, sono una ragione di rottura di fiducia tra le Istituzioni e le popolazioni. “Stasera sull’alta velocità abbiano ottenuto la declaratoria – ha detto il Presidente – ma la Macroregione dovrà occuparsi anche di tutela dell’Adriatico, una cloaca bombardata dal ferro. D’Alfonso ha chiesto che sulle piattaforme petrolifere “si spenda una parola chiara e rigorosa: non è possibile che in Italia ci sia il rigore e in Croazia si rilascino 29 autorizzazioni. Ragionerò con la Croazia per un allineamento e di cosa deve essere il mare blu”. In quest’ottica D’Alfonso guarda anche all’Adriatico come ad un unico sistema portuale. “A giugno – ha concluso il Presidente – si approva il documento, a maggio e giugno sono programmate le visite delle commisarie europee Corina Cretu e Violeta Bulc. La Macroregione è la frontiera sulla quale produrremo utilità, dobbiamo andare oltre i bastioni dell’800”. Il primo ministro Albanese, Edi Rama, ha invocato “più Europa perché il nostro continente si confronta con l’ombra del suo passato”. Per questo secondo Rama tutti devono fare uno sforzo di sintesi e “percorrere strade che consentano di coniugare una progettazione integrale, avendo una forte visione del nostro spazio e rendendo i cittadini protagonisti”. Il Premier albanese, intervenendo al convegno che chiude oggi la due giorni dedicata alla conferenza sulla Macroregione Adriatico-Ionica, organizzata dal presidente della Giunta regionale, Luciano D’Alfonso, si è detto soddisfatto, perché “l’Abruzzo rappresenta un importante punto di riferimento, partner sicuro nel percorso dell’integrazione nell’Unione europea”. Un percorso, ha aggiunto Rama, che tanti albanesi, 13 mila in Abruzzo, il 18 per cento degli stranieri nella nostra regione, hanno già avviato spontaneamente. Rama ha citato D’Annunzio e Marciano ma soprattutto ha evidenziato la necessità di raccogliere la sfida del coordinamento tra le otto regioni transfrontaliere e sviluppare accanto alla pace, la ricchezza, i mercati, la tutela ambientale, le infrastrutture. La Macroregione Adriatico-Ionica, che raccoglie 70 milioni di cittadini, coinvolge otto paesi, quattro membri e quattro non aderenti, e si fonda su quattro pilastri, quello delle infrastrutture e dei trasporti è sotto il coordinamento dell’Italia. In questi giorni come, ha spiegato il croato, Ivan Jakovcic, il Piano d’azione è in fase esecutiva, gli organismi stanno cominciando a lavorare. Jakovcic relatore della Macroregione al Parlamento europeo ha dichiarato che “finalmente abbiamo una strategia per i nostri paesi e per il nostro mare e che tale volontà è arrivata nel momento giusto”. “Questa generazione ha detto l’Eurodeputato – deve portare non solo la pace ma lo sviluppo e la ricchezza. La Macroregione è uno dei meccanismi che porterà una cultura e una politica diversa di quella che abbiamo avuto”. Jakovcic ha assicurato che inserirà nel Piano d’Azione il Corridoio Adriatico Ionico da Trieste fino a Tirana e l’Alta velocità ferroviaria che oggi si ferma ad Ancona. Al convegno hanno partecipato anche il presidente della Regione Molise, Paolo di Laura Frattura, il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, e la delegazione dei parlamentari albanesi. (REGFLASH) ATOLLIS150328

Posted on March 30, 2015


La potatura dell’olivo a vaso policonico, anche attraverso l’ausilio di agevolatrici, ha diversi vantaggi, come una facile gestione della pianta, maggiore insolazione e passaggio dell’aria, che sono la chiave per olive o olio di qualità

Sabato 21 marzo, a San Felice del Molise, uno dei tre comuni molisani a minoranza etnico-linguistica croata, dal colle da cui si erge e domina , con uno sguardo, i monti della Majella fino al mare e al Gargano, si è svolto l’evento divulgativo “l’arte del potare molisano”, curato dall’Arsiam, l’agenzia per lo sviluppo agricolo della Regione Molise.

Giunto alla sua undicesima edizione, in un percorso itinerante tra paesaggi olivicoli e cultivar autoctone, sotto l’attenta guida di Maurizio Corbo, funzionario del relativo ufficio olivicolo, la manifestazione, che dopo un rodaggio più che consolidato – lo dimostrano il numero di partecipanti e l’attenzione che la precede tra addetti – diventa uno dei punti di riferimento della cultura olivicolo-olearia molisana, oltre che eleggere i “maestri potatori” che rappresenteranno la Regione nel concorso nazionale “Forbici d’Oro”.

Oltre 70 i partecipanti che si sono sfidati, presso l’azienda di Travaglini Antonio, con l’ausilio di forbici e seghetti, per “disegnare” piante che producano olive di qualità, perché potare è un’arte. Un’arte, quella della potatura, che si insegna anche a scuola, presso l’Istituto Tecnico Agrario di Larino, l’unico della Regione, che da molti anni offre alla manifestazione un gruppo di giovani agguerriti e fortemente motivati, legati alla terra, che ne sono espressione, ma anche futuro.

Quest’anno, attraverso un percorso dedicato, sotto la guida di Matteo Lamanna e Elisabetta D’Ercole, docenti dell’Istituto, e l’esperienza sul campo del collaboratore Giuseppe Barone, la squadra di ragazzi dell’Istituto, ha letteralmente sbaragliato la concorrenza, occupando le prime sei posizioni della graduatoria (9 tra i primi 10; 12 tra i primi 15), quelle che danno accesso alla finale del 10 e 11 aprile in provincia di Siracusa.

La potatura dell’olivo a vaso policonico, anche attraverso l’ausilio di agevolatrici, ha diversi vantaggi, come una facile gestione della pianta, maggiore insolazione e passaggio dell’aria, che sono la chiave per olive o olio di qualità, ma anche non utilizzo delle scale, quindi, maggior rendimento, minor spesa e qualità elevata.

I primi sei classificati, che parteciperanno alla fase finale, e relativo punteggio:
1. DI GIUSEPPE Domenico (29,4)
2. GUGLIELMI Francesco (26,4)
3. DI BARTOLOMEO Samuele (26,2)
4. TRIVISONNO Antonello (26)
5. DI MARIA Mattia (25)
6. ANGELOZZI Armando (25)

Il Molise è ricco di olivi, e queste piante, spesso, sono in stato di “abbandono” perché le campagne si sono via via spopolate, con il rischio di perdere un patrimonio straordinario in biodiversità, oltre che di paesaggio. Riavvicinarsi alla coltura dell’olivo, vuol dire riavvicinarsi alla cultura, riscoprire la nostra storia, preservare il paesaggio, perché il “Molise è terra d’olio”, perché “i giovani sono la nostra salvezza”.

di Sebastiano Di Maria

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