L’ #ARENADIPOLA/ A PICCOLI PASSI VERSO LA NORMALITÀ – di Silvio Mazzaroli

Posted on April 23, 2013

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RIESTE\ aise\ – “Esattamente un anno fa, su “L’Arena” di aprile 2012, scrivevo, nell’imminenza del 56° Raduno Nazionale che di lì a pochi giorni avremmo tenuto a Pola, che quel nostro “ritorno”, per come l’avevamo configurato, avrebbe potuto rappresentare la realizzazione di un sogno, per tanto tempo cullato ma, per tanti versi e da non pochi esuli, ritenuto irrealizzabile; da alcuni, anzi, persino sconveniente, quasi si trattasse di un tradimento.

In effetti, non tutto andò esattamente come previsto – e non l’abbiamo tenuto nascosto – ma questo proprio perché risultò evidente, sin dalle sue prime battute, che il nostro non intendeva essere, e non era, un ritorno “turistico” bensì una chiara manifestazione della nostra volontà di esercitare apertamente, con orgoglio pari al rispetto per l’altro – connazionale o slavo che fosse –, la nostra “polesanità” e, più in generale, “istrianità”. Altro che tradimento!”. Così scrive Silvio Mazzaroli nell’editoriale che apre il nuovo numero de “L’Arena” di Pola.

 

“Era, insomma, un primo passo concreto di un percorso difficile ed innovativo che non tutti, né di qua né di là dal confine, erano pronti ad accettare, come probabilmente non lo sono tuttora, ma che i tempi rendono maturo per essere affrontato se veramente si vogliono cambiare le cose. Dopo di allora, qualcuno che inizialmente non aveva capito ha incominciato a capire; altri si sono infilati, con maggior coraggio rispetto al passato, nella breccia da noi aperta; ulteriori piccoli, ma a nostro parere significativi passi sono stati compiuti ed oggi, alla vigilia del nostro 57° Raduno, che ancora si terrà a Pola, le prospettive sembrano essere decisamente più favorevoli. Ci fanno ben sperare i migliorati rapporti, dopo gli intercorsi chiarimenti, con la dirigenza della locale Comunità degli Italiani che ha offerto una pronta e fattiva collaborazione per l’organizzazione dell’evento, garantito la partecipazione di una propria rappresentanza a tutte le attività programmate e soprattutto, ancorché al di fuori di tale contesto, accolto con pronto interessamento la nostra istanza di rivitalizzazione del Cippo in ricordo delle Vittime di Vergarolla.

Uscendo dallo stretto ambito locale, altrettanto promettente è la completa condivisione da parte della Comunità degli Italiani di Rovigno di quanto da noi programmato, sia alla non lontana foiba di Surani, per portare il nostro riverente omaggio alla memoria della Martire Norma Cossetto e di quanti con lei furono precipitati in quell’orrido anfratto, sia in città, sul lungomare di Valdibora, per ricordare con rispetto il partigiano italiano Pino Budicin e altri due suoi “compagni”, vittime – come parrebbe ormai accertato – dello sciovinismo slavo ancorché ammazzati dai fascisti. Lo faremo, analogamente a quanto già fatto in passato, nell’esclusiva ottica, avulsa da qualsivoglia connotazione politica, della pietas per coloro che, connazionali, furono vittime degli opposti totalitarismi che insanguinarono la nostra terra. Giova qui ricordare, per i meno informati, che Rovigno è sede della nostra forse più attiva comunità autoctona oggi presente in Croazia nonché di un Centro di Ricerche Storiche, condotto da connazionali, che tra i suoi meriti annovera quello di battersi per il riconoscimento e la valorizzazione della trascorsa italianità delle terre dovute abbandonare.

Ancora, un ulteriore passo avanti è costituito dall’impegno assunto dall’Unione Italiana di far intervenire alle suddette cerimonie rappresentanze di altre viciniori Comunità d’italiani, a dimostrazione di una sempre più diffusa volontà di ricucire gli strappi del passato. A dare vigore alla nostra speranza che ci si stia passo dopo passo avviando verso una situazione di normalità nei rapporti con i vicini, connazionali e non, c’è però anche dell’altro. Qualora non ci si ostini a cogliere e suggellare solo quelle manifestazioni, prese di posizione, ecc. che ancora, purtroppo, possono essere interpretate come ostili all’auspicato riavvicinamento, è possibile avvertire che la cornice generale in cui oggi è dato muoversi ed agire va sensibilmente modificandosi.

Noi che ci sforziamo, per un futuro di prospettiva, di “pensare positivo” pur rimanendo con i piedi saldamente ancorati al terreno, sulle pagine del nostro giornale abbiamo, nell’anno testé trascorso, dato costantemente informazione di un’indubbia crescita delle iniziative d’incontro, di scambi culturali, di dichiarazioni distensive e collaborative da parte di esponenti istituzionali e politici, di prese di posizione chiare e coraggiose sui media locali da parte di esponenti della minoranza italiana, di visite di scolaresche per far loro toccare con mano realtà totalmente sconosciute e far capire ai giovani che Pula prima è stata per secoli Pola, Koper Capodistria, Rijeka Fiume e che la storia scritta “con una sola mano” che sin qui è stata loro raccontata non sempre è stata conforme alla realtà dei fatti. Tutto questo oggi lo si fa, come è giusto che sia, con prudenza ed equilibrio ma, soprattutto, senza i pregiudizi o le paure del passato.

Ancora, presentazioni di libri che parlano di esuli e/o di “rimasti” si fanno da una parte e dall’altra degli ormai soppressi o in procinto di esserlo confini facendo conoscere, così favorendo la reciproca comprensione, realtà spesso volutamente e strumentalmente ignorate. E non è certo un caso che, nell’ambito di questa cornice di maggiore disponibilità al dialogo ed al confronto, contemporaneamente al nostro raduno, si terrà a Fiume il 1° Incontro Mondiale dei Fiumani. È un fatto evidentemente positivo anche se, nello specifico, c’è del rammarico per la sovrapposizione degli incontri che, inevitabilmente, impedisce la reciproca partecipazione ai suddetti avvenimenti e sottrarrà agli uni o agli altri la presenza di qualche esponente politico e/o istituzionale di spicco che, stante la rilevanza di talune delle iniziative in programma, avrebbe potuto rivestire particolare importanza per l’oggi e per il domani.

Saranno, peraltro, queste le ultime occasioni di riavvicinamento tra esuli e residenti prima della caduta dell’ultimo confine, quello sloveno-croato, che ancora dilania le terre di Istria, Fiume e Dalmazia; un fatto, quest’ultimo, che già di per sé rappresenterà un’ulteriore passo avanti, un nuovo motivo di speranza per un futuro di maggiore normalità. A tale proposito, come forse ricorderete, avendo rivolto a tutti, rifacendomi in occasione del mio editoriale di fine 2011 alla parole di Papa Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, l’incitamento a “non avere paura di avere coraggio”, invito tutti, facendo questa volta mie le parole di Papa Francesco, a “non lasciarsi rubare la speranza” ed, in particolare, i più giovani, naturalmente interessati a vivere principalmente l’oggi ed il domani, a darci una mano a dimostrare che credendo ed insistendo nei propri sogni ce la si può fare a realizzarli”.(aise)

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